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di Stefano Bucci
Ci sono le ombre di Edward Hopper, ci sono le sagome di Alex Katz, ci sono i notturni di Ed Ruscha: nei lavori di Emiliano Ponzi (protagonista fino al 28 ottobre di tre mostre in contemporanea nelle tre sedi della Galleria Marcorossi di Torino, Milano e Verona) si possono ritrovare tutte queste suggestioni.
Suggestioni che (idealmente) avvicinano il Vecchio Continente delle origini di Ponzi (nato a Reggio Emilia nel 1978, cresciuto a Ferrara, trasferito a Milano dove si è diplomato all’Istituto europeo del design) e il Nuovo Mondo di New York, dove Ponzi oggi vive (pur continuando a dividersi con l’Italia).
Le tre mostre (curate da Maria Vittoria Baravelli) sono le prime interamente dedicate alla pittura di Ponzi («Non basta saper disegnare, il talento non è sufficiente — ama dire —. Quello che conta è usare il disegno per comunicare la propria visione del mondo»). Un passaggio giocato su grandi tele colorate con un mix di acrilico, olio e tempera (Campfire, Poesie, Quel che c’è nel mio cuore, Se consideri le colpe), un passaggio in qualche modo fondamentale per chi come Ponzi è considerato uno dei più importanti illustratori contemporanei (famoso per il suo stile concettuale, netto e raffinato) scoperto e apprezzato prima negli Stati Uniti che non in Italia.
Durante il suo percorso «precedente» Ponzi ha scritto e illustrato libri magnifici come 10×10(pubblicato in Italia da Corraini nel 2011); Il viaggio del pinguino del 2015 (realizzato da Penguin Books New York per il suo 80° anniversario); American West (2018), una raccolta di cartoline apparse per la prima volta sull’account Instagram del «New Yorker Art» come diario quotidiano del suo viaggio di 20 giorni negli Stati occidentali degli Usa. Cronaca dalla Zona Rossa nasce invece come articolo sul primo lockdown italiano da marzo a maggio 2020, pubblicato prima come rubrica sul «Washington Post» e poi come catalogo in edizione limitata da Tapirulan.
«Con i suoi dipinti audaci e colorati — scriveva il critico Walter Grasskamp nel catalogo che accompagnava la mostra che il Mart di Rovereto aveva dedicato nel 2022 a Alex Katz