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Emiliano Ponzi, l’illustrazione come un’opera teatrale


Emiliano Ponzi, l’illustrazione come un’opera teatrale

Interview on “The Good Life” n 39, May 2022

testo di Fabrizio Fasanella

Per avere una concreta comprensione del rilievo di Emiliano Ponzi,consigliamo di fare un rapido esercizio: scrivere di getto i nomi di dieci brand, magazine o quotidiani, dopodiché controllare i clienti con cui l’illustratore emiliano classe 1978 ha collaborato nel corso della sua carriera. Con ogni probabilità, i due elenchi coincideranno (parzialmente o completamente). Dal New York Times al Washington Post, da Louis Vuitton ad Apple, passando anche per big italiani come Armani, Barilla, Gucci, Repubblica, Internazionale. In questa lista, però, mancava ancora il Salone del Mobile, quest’anno in versione ibrida pre-estiva dal 7 al 12 giugno.

Un’edizione speciale, quella per i 60 anni dell’evento, per cui Emiliano Ponzi ha realizzato i sei manifesti – uno per ogni decade – che danno forma all’immagine della campagna di comunicazione 2022. L’orgoglio e il senso di appartenenza sono quelli che provano gli sportivi che giocano in casa davanti al proprio pubblico. Il pubblico, in questo caso, di una città che ha adottato Ponzi alla fine degli Anni 90 – ha frequentato l’Istituto Europeo di Design (Ied) dal 1997 al 2000 – e che ha forgiato la sua mentalità e la sua vena artistica:

«È una bella responsabilità mettere in ognuno di questi manifesti un aspetto diverso di Milano, senza perdere di vista gli aspetti legati al design e all’anniversario. Un’operazione complessa, insomma.

Oltretutto, considero Milano il diorama di New York. È adrenalinica, offre talmente tanto che spesso vuoi riempirti di tutte le cose belle che ti dà, ma poi non ci riesci perché è impossibile cavalcare tutte le possibilità», ha spiegato Ponzi, che si è poi soffermato sulla prima illustrazione disegnata per il Salone, ossia un’elegante donna che accarezza un gatto davanti a un quadro della Torre Velasca: «È seduta su una sedia a forma di numero 60, un riferimento che deve sempre essere presente.

Volevo disegnare una casa con dei mobili di design che spezzassero un po’ l’occhio, con la difficoltà di non poter inserire oggetti realmente esistenti: il Salone deve essere la casa di tutti i brand, quindi non può preferire un figlio piuttosto che un altro».

Full Interview here