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Lo scenario, a prima vista, è montano: un’isola piatta, interrotta da picchi alti e aguzzi – come un dipinto monocromo di Emil Nolde, prosciugato però dalle pennellate espressioniste – che si allungano verso un piano perpendicolare alle vette, un cielo, sul quale si materializzano immagini indistinte, in movimento. No, non è il cielo, bensì una superficie increspata che spinge e richiama riflessi iridescenti: è il pelo dell’acqua, sopra la mia testa, e io cammino sul fondo del mare, nel blu più assoluto.
Questo è un indizio: sott’acqua, la luce bianca del sole che penetra le profondità marine viene assorbita selettivamente dall’elemento, perdendo – man mano che procede verso il fondo – le sue componenti cromatiche. Infatti, nella discesa dalla superficie a una profondità di 40 metri i rossi, gli aranci, i gialli e i verdi risultano progressivamente, uno dopo l’altro, impercettibili per cui, a giudicare dal blu oltremare che mi circonda (è l’ultimo colore a sparire, prima che le onde corte del violetto siano rapidamente inghiottite dal buio totale), è certo: la terraferma è già lontana.
Non è un sogno; sto attraversando la suggestiva installazione immersiva “Under the surface”, ad opera dell’artista e illustratore Emiliano Ponzi (Salotto.NYC), realizzata con lo studio Accurat e Design Group Italia, esposta al Salone Internazionale del Bagno (Salone del Mobile). L’opera, maestosa e stupefacente, ha l’obbiettivo di far riflettere sull’importanza dell’acqua, sulla necessità di preservare le risorse idriche, perseguendo un uso responsabile delle quantità limitate di un bene indispensabile alla vita, inestimabile e scarso, in forma potabile.